Non ci nascondiamo, quando abbiamo visitato Bali ce ne siamo totalmente innamorati, per mille motivi. Per il suo folklore, per la sua gente, per gli angoli meravigliosi che l’isola sa regalare. E per un attimo, non troppo breve, ci siamo fatti coinvolgere dalla domanda: “come sarebbe vivere a Bali?”
Vivere a Bali – L’esperienza dei “The Globbers”
Come diciamo sempre, gli incontri fra viaggiatori hanno qualcosa di speciale, il confronto, le storie di vita vissuta, le curiosità sui luoghi visitati. E parlando con i nostri amici e colleghi Luca e Alessandro, conosciuti come The Globbers, ci siamo appassionati alla loro storia.
Luca e Alessandro hanno visitato tanti luoghi del sud est asiatico, ed in particolare hanno vissuto a Bali per diversi mesi. Chi meglio di loro poteva rispondere alle curiosità del vivere a Bali?
Così abbiamo fatto loro qualche domanda, e siamo rimasti affascinati e sopresi dalle loro parole. Ecco cosa ci raccontano.
Raccontateci la vostra esperienza in Indonesia, com’è vivere a Bali?
Quando siamo arrivati in Indonesia non sapevamo bene cosa aspettarci, anche se questa era probabilmente la meta che aspettavamo di più durante il nostro viaggio nel sud-est asiatico.
La prima isola che abbiamo visitato è stata l’isola di Giava, e siamo rimasti profondamente colpiti dal profondo legame di questa popolazione con la religione, la cultura e le tradizioni del luogo.
Ma a Bali abbiamo trovato una realtà totalmente diversa rispetto a quella della precedente isola. Lo diciamo sempre, Bali è uno strano mix tra Oriente e Occidente. Non si può dire che abbia le caratteristiche degli altri paesi del sud-est asiatico, ma non si può nemmeno dire che non le abbia.
Vivere a Bali non è difficile, ma bisogna fare i conti con le difficoltà di un paese molto povero, che ha un clima e una conformazione totalmente diversa dal nostro modo di vivere.
Vivere a Bali non significa solamente passare le giornate a surfare, frequentare feste in spiaggia, gustarsi ottime colazioni salutari e bere succo di cocco dalla mattina alla sera.
Significa anche fare i conti quotidianamente con il traffico infernale dell’isola e con tutte le difficoltà che si possono trovare in un luogo tropicale: gli animali, i problemi alle fognature, i fortissimi temporali, la disorganizzazione degli abitanti e la poca pulizia; tutte cose che in molti casi ti fanno girare la testa. Certo, vivere in flip flop ha comunque il suo fascino indiscusso.
Da cosa è nata l’idea di vivere a Bali?
Con Bali è stato amore a prima vista. Ci piaceva l’aria di libertà che si respirava, quel giusto mix tra le abitudini occidentali e le sensazioni tropicali del sud-est asiatico.
La religione a Bali è sicuramente l’elemento predominante che caratterizza la cultura indonesiana del luogo. È un induismo diverso da quello indiano, che si respira praticamente in tutta l’isola anche, in parte, nei luoghi più affollati e turistici della parte meridionale.
Quello che però è impossibile da non notare, è l’enorme influenza australiana che ha colonizzato gran parte del sud dell’isola.
Forse, è proprio questo il motivo per cui abbiamo scelto di vivere a Bali per un periodo più lungo. Ci permetteva di rimanere nella nostra amata Asia senza stravolgere totalmente le nostre abitudini occidentali.
Cosa avete apprezzato di più del vivere a Bali? E cosa non avete apprezzato?
Abbiamo avuto la fortuna di vivere a Bali nel periodo migliore dell’anno, tra aprile e novembre, quando le piogge sono più rare e il sole scalda sempre. Era inevitabile apprezzare il poter vivere in ciabatte tutto il giorno, tutti i giorni, con il costume sempre a portata di mano.
Abbiamo apprezzato la leggerezza nel vestirsi, le meravigliose colazioni a base di frutti esotici, poter andare in giro in motorino tutti i giorni ed essere sempre circondati da palme e templi induisti. La pace che si respira in un ambiente di questo tipo è un toccasana per l’anima.
Quello che però ci ha un pò appesantito del vivere a Bali – dopo un po’ – è stato il traffico insostenibile, dovuto allo stile di guida alternativo degli indonesiani.
Un’altra cosa che ci ha un pò scoraggiati è stata la poca varietà di cibo (purtroppo noi Italiani siamo abituati troppo bene).
In più, essendo ragazzi abituati ad essere circondati dagli amici, sentiamo il bisogno di coltivare rapporti stabili e duraturi. Il viaggio in continuo movimento purtroppo non te lo permette, catapultandoti ogni giorno in nuove realtà e spesso nuovi fusi orari. Nei mesi in cui abbiamo deciso di vivere a Bali sentivamo la necessità di costruirci nuove amicizie, ma spesso questo risultava impossibile a causa di un va e vieni impressionante di gente. Tanti a Bali sono di passaggio, spesso ci si ferma per qualche mese poi tutti ripartono. Per gli australiani invece Bali rappresenta quello per gli europei è Ibiza, un luogo facile da raggiungere dove è possibile divertirsi qualche giorno per poi tornare a casa alla solita routine.
Quale zona avete scelto per vivere a Bali? Ci tornereste? Se si, dove andreste?
La prima zona che abbiamo visitato, come fanno tutti d’altronde, è stata la città centrale di Ubud. Essa è per antonomasia il luogo mistico che tutti immaginano quando pensano a Bali: templi immersi nella giungla, scimmie che saltano ovunque, profumo di incenso e canti religiosi (e tanto, troppo turismo purtroppo).
Continuando ad esplorare ci siamo poi spostati nella zona meridionale dell’isola.
C’è da dire che oltre a Kuta e Seminyak, le mete più gettonate per i turisti (che hanno poco a che fare con Bali e assomigliano molto di più a Phuket), ci sono altre aree sorte da pochi anni, dove le comunità di ragazzi e residenti hanno avuto modo di costruire degli ambienti molto vivibili, con tutti i comfort necessari.
Nell’idea di spostarci un pò dalle aree troppo interessate dal turismo di massa, abbiamo scelto Canggu come nostra città. Non si trova nell’estremo sud di Bali ed è piena di locali incredibili, negozi e coffee shop da perdere la testa, senza cadere nel turismo pacchiano. Se dovessimo tornare a Bali, sarebbe ancora quella la nostra scelta, o probabilmente una delle nuove zone sorte nel frattempo.
C’è un posto in particolare che vi è rimasto nel cuore che vorreste consigliare?
Bali è un luogo da esplorare da Nord a Sud senza esclusioni, meglio se in totale autonomia.
Non limitatevi a visitare Ubud e Seminyak, spingetevi oltre.
Immergetevi nella giungla del nord in cerca di cascate, andate verso Ovest per toccare con mano la vera vita locale, dove il turismo non è ancora arrivato, ed esplorate l’estremo sud per trovare le meravigliose spiagge ancora incontaminate.
Luca e Ale, quali sono tre qualità che vi descrivono?
Se dovessimo racchiuderci in tre parole diremmo: Determinazione, Avventatezza, Devozione.
Da quando ci conosciamo ed in particolare negli ultimi 2 anni, ci siamo resi conto che dentro di noi c’è una forza smisurata e un coraggio che ci ha permesso di fare scelte di vita che fino a qualche anno fa non avremmo mai immaginato.
E questo va ben oltre il nostro blog, Instagram, eccetera. Siamo consapevoli che le scelte che abbiamo fatto non sono semplici e comportano dei rischi, ma ci ripagano in termini di libertà e serenità.
Cosa ci insegna l’esperienza dei The Globbers
Luca e Ale ci hanno spiegato da molto vicino cosa potrebbe significare vivere a Bali.
E per chi li conosce un pò di più, sa quanto loro abbiano molto altro da insegnare.
I Globbers infatti sono dei nomadi digitali, svolgono la professione di Social Media Manager, curano il loro blog e raccontano le loro avventure, in quanto coppia nel viaggio e nella vita, attraverso i canali di social network.
Ma Luca e Alessandro sono anche ragazzi che hanno rinunciato alle certezze di un “lavoro fisso” per potersi dedicare ad una vita fatta di passione ed esperienze.
E ancora una volta ci chiediamo: quanto è importante, nella vita, fare ciò che si ama?
Vienici a trovare su Instagram, dove regolarmente postiamo gli scatti più belli dei nostri viaggi, inclusi quelli di Bali, e sulla pagina Facebook, dove raccontiamo gli spezzoni più significativi!
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