Malgrado l’aereo fosse oltre mezz’ora in ritardo, il clima serale di Febbraio a Marrakech al nostro arrivo era fresco e mite, una leggera brezza ci faceva respirare a pieni polmoni la nostra voglia di scoprire e riempierci gli occhi di bellezza. Erano le 23:30 e lottavamo un po’ con la stanchezza, ma il nostro entusiasmo non ne risentiva.

Marrakech sarebbe stata solo la prima tappa del nostro lungo itinerario in Marocco e qui di seguito ti parliamo di cosa vi abbiamo trovato, insieme ad informazioni utili se stai pensando di fare un viaggio da queste parti.

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A Marrakech nulla è scontato!

Le schede telefoniche Italiane in genere sono impostate per non fare traffico dati nei Paesi non Europei, se non appositamente richiesto, e quando lo fanno hanno costi proibitivi (circa 6€ al giorno per 100mb di dati con alcuni operatori).

Fortuna che proprio all’uscita del nostro gate, ancora dentro lo stesso aeroporto Menara di Marrakech, ci imbattiamo in uno dei banchetti che propone SIM della Orange, compagnia con la quale ci siamo trovati bene in diversi Paesi durante i nostri viaggi.

10GB di traffico per 10€, 20GB di traffico per 20€. Semplice, da pagare direttamente in euro, attivata sul momento da delle ragazze velocissime; in 10 minuti abbiamo già il cellulare operativo con un nuovo numero Marocchino.

Ad attenderci fuori dall’aeroporto c’é Sohay, l’accompagnatore inviato dal nostro Riad, un ragazzo occhio e croce della nostra età che studia storia dell’arte e lavora per mantenersi. Sohay parla 4 lingue: Arabo, Inglese, Spagnolo e si difende bene anche in Francese.

Mentre siamo in auto per arrivare a Marrakech, ad appena 15 minuti di auto dall’aeroporto, ci racconta che avendo a che fare tutti i giorni con visitatori di altri Paesi continua a perfezionare la lingua e ad imparare nuove cose: un atteggiamento che ci piace da subito. È simpatico e gentile; la scioltezza con cui riesce a metterci a nostro agio ci fa ben sperare (ancora di più) sulla nostra lunga esplorazione del Marocco.

L’auto si ferma davanti ad un piccolo arco che si affaccia su una stradina interna: da li ci tocca andare a piedi per raggiungere il cuore della Medina.

Lungo la via passiamo davanti ad un banchetto che propone “streetfood”, dove due ragazzi maneggiano panini e qualcosa somigliante a carne; ci lanciamo uno sguardo d’intesa e sorridiamo, chissà quante cose bizzarre vedremo in questi giorni..!

Passeggiamo dentro la medina per circa 10 minuti, la quale man mano si sviluppa in un dedalo di vie e passaggi, piccoli vicoli stretti, botteghe chiuse qui e li, ancora altri passaggi. Le strade sono silenziose seppur bene illuminate; qualche signorotto qui e li armeggia ancora con la chiusura del suo negozietto mentre noi osserviamo affascinati le porte delle abitazioni, le cose più particolari che abbiamo visto finora.

Raggiungiamo la traversina del nostro Riad tra pareti curve, piccole porticine e altre minuscole traverse che si dividono in diverse direzioni; finché Sohay ci indica l’ingresso della struttura che ci avrebbe ospitati in questi giorni a Marrakech, posizionata in un vicolo tinteggiato di color terracotta, come il resto della medina.

Il cortile interno del Riad, con la tipica forma a chiostro e l’illuminazione artificiale che ne evidenzia i contorni, è arioso e lineare. Ci sono molte piante verdi, divani e tappeti dai colori caldi, una piscina con una grande palma riprodotta sulla parete. Ci accompagnano alla nostra camera posizionata al secondo piano, attraversando un terrazzino abbellito da altre piante lussureggianti e numerosi tavoli e sedie, nonché da un angolo dedicato al barbecue. La cosa già ci piace.

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La camera è raccolta ed ha come protagonista un letto a baldacchino con tende bianche e rosse, oltre ad elaborati lampadari misti di ottone e vetri dipinti di diversi colori. Anche questo ci piace. Bagno privato, doppio armadio e porta di accesso ad un terrazzino privato con tanto di tavolo, sedie e due sdraio che si affacciano direttamente sul cielo stellato di Marrakech.

La notte è fresca e limpida, restiamo ancora qualche minuto a godere di questo silenzio per cadere in un profondo sonno di cui necessitiamo disperatamente. Domani ci aspetta il SOUK.

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Il souk a Marrakech è “Marrakech stessa”

Le prime luci del mattino non sono ancora arrivate quando sentiamo una voce (o forse sono di più) provenire da un lontano altoparlante, che parla seguendo una strana melodia dai tratti confusi, tanto da non capire se è frutto dei nostri sogni o uno strano scherzo della stanchezza.

In fondo sappiamo bene cos’è quella preghiera, anche se non ne sentivamo una dai giorni trascorsi a Lombok, durante il nostro viaggio in Indonesia. Ci stropicciamo un po’ gli occhi e con un mezzo bacio abbozzato andiamo avanti a dormire per quello che ci resta ancora da godere, ignorando le voci e la loro mattiniera passione.

La sveglia iniza a suonare (eccezionalmente) alle 8, avevamo bisogno di recuperare. Con nostra sorpresa il sole non si è ancora svegliato per cui ci prendiamo ancora qualche momento prima di scendere giù per la colazione. Buttiamo un’occhio fuori dalla finestra della nostra camera rendendoci conto che il cielo è striato di rosso, colori che non si vedono spesso, e l’unico suono che riusciamo a percepire è il canto degli uccellini, forte come non lo sentivamo da parecchio.

Al piano terra ci aspetta Amed, il manager del Riad; un uomo alto e semi-stempiato, con un gran sorriso e mani morbidissime. Gentile e cordiale come poche anime che abbiamo incontrato.

Ci invita ad accomodarci dicendo che ci avrebbe servito la colazione a momenti; siamo gli unici ospiti al momento e questa tregua mattutina ci arriva come una inaspettata coccola. Pur essendo le 9 l’aria all’interno del chiostro principale è ancora frizzante e in sottofondo si sente solo un telegiornale in francese.

La colazione risulta più piacevole di quanto potevamo aspettarci: caffè, latte, yogurt, grandi fette di torta, un bel bicchierone di succo d’arancia appena spremuta, grossi pezzi di una baguette con burro accanto, un’intera ciotola di marmellata di litchies (libidine) e per finire grandi pezzi di pancake appena cotto. Una vera e propria esperienza, di quelle che quasi quasi ti fanno venir voglia di saltare alla mattina successiva senza attendere.

Con questo carico di energie in corpo di sicuro siamo pronti per iniziare la giornata alla grande, anche se non abbiamo ancora idea di cosa stiamo andando a vedere. Usciamo dal Riad e in pochi passi siamo già catapultati nel vivo del Souk di Marrakech, un immenso mercato dislocato lungo le vie della città: un’esplosione di colori, di suoni, di forme, di motorini e di venditori pronti a proporti qualcosa da comprare.

È come essere passati da un mondo all’altro in un attimo: ad una sola traversa di distanza c’era tutto un brulicare di vita che fremeva e produceva rumori e odori a cui nessuno può essere indifferente se non i locali (e comunque nutriamo qualche dubbio in merito, ci avranno fatto l’abitudine, questo si, ma non si può essere indifferenti al souk!).

Le bancarelle sono delle più disparate ed assumono forme e contorni che cambiano di metro in metro; l’elemento che le accomuna è sempre l’enorme assortimento di oggetti altamente ipnotici, non puoi passare avanti senza guardare e fare almeno 100 foto, è semplicemente impossibile. Tra lanterne e caftani (i tipici abiti lunghi della zona) ogni tanto ci trovi anche qualche signora che frigge pastelle e verdure, pesce in alcuni casi, o addirittura macellai che espongono i prodotti migliori con gattini pazienti come spettatori (indesiderati).

Ci sono gatti ovunque, ma stranamente sono tutti solitari e docili, come fossero parte integrante di questo ordinato garbuglio.

Il souk a tratti ti fa ridere e ad altri ti fa preocupare, ti fa venire l’acquolina in bocca e ti mette paura allo stesso tempo; ma tutto questo si tramuta in un irresistibile fascino che lo rende uno dei luoghi più incasinati e interessanti che abbiamo mai visitato.

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4 ore volano via che neanche ce ne accorgiamo, durante le quali riusciamo a farci un’idea di cosa sia Marrakech: un grandissimo e coloratissimo dipinto di un artista completamente pazzo.

Nella piazza principale, la famosa Jemaa el-Fna, ci trovi un misto di ogni campione sociale: dagli incantatori di serpenti ai venditori di frutta e di spremute fatte sul momento, da ragazzi di colore con in mano maglie ritraenti la forma dell’Africa ai moltissimi centri di cambio, tutto contornato da ristoranti e bar che offrono tè alla menta da gustare da una posizione sopraelevata di favore, con lo spettacolo della piazza ai propri piedi.

Si sente musica ad ogni angolo, si vedono gruppi di persone ovunque riesci a posare l’occhio. La costante che caratterizza la piazza è la presenza nello sfondo della Moschea di Koutobia, con il suo campanile verticale dalle tipiche forme arabeggianti.

Ci dirigiamo proprio in quella direzione mentre cerchiamo il posto giusto per cambiare i nostri contanti. Lo troviamo poco dopo: è un piccolo centro dentro l’Hotel Ali, proprio alle spalle dell’ufficio delle Poste; qui si dice i tassi siano migliori, e da una veloce indagine fatta in piazza comprendiamo che è effettivamente così.

La Moschea è una grande struttura circondata da un immenso giardino curato nei dettagli; mentre passeggiamo i giardinieri ci sfrecciano accanto con rami di mandarino e grandi forbici alla mano. Non ci è possibile visitarla all’interno in quanto sono ammessi solo Musulmani, ma già da fuori ci facciamo un’idea della sua bellezza. 

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Gli incroci sono regolati da semafori che rispettano solo i visitatori; i locali si intersecano fra le mille auto e motorini come fossero loro stessi, i pedoni, parte del traffico cittadino (forse in fondo è davvero così).

Qualche ora dopo rientriamo verso il souk per ri-perderci in quel dedalo di vie, traverse, passaggi, cortili, piazzette, tazze, quadri, caftani, mani di bronzo, scarpe appuntite di pelle e frittura nell’aria mista a polvere e scarico di motorini. Abbiamo fatto il carico di fascino e di smog allo stesso tempo.

Rientriamo al Riad Les Jardin de Mouassine ci rendiamo conto che questo luogo ha la grandissima fortuna di trovarsi a pochissimi passi dal centro più pullulante della medina di Marrakech ma allo stesso tempo isolato da tutto come fosse dentro una bolla. L’unico suono che senti non appena varchi quella soglia è quello dei cardellini. Risaliamo in camera estasiasi da questa sensazione e decidiamo di goderci qualche minuto di silenzio prima del tramonto. La piazza si deve ancora esibire con il suo spettacolo preferito.

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Il tramonto a Marrakech è quello che si affaccia sulla Piazza el-Fna

Ci rimettiamo fra le vie del souk mentre il sole sta per calare. Camminiamo senza fretta e continuiamo a guardarci attorno ancora semi-ipnotizzati dai mille colori degli oggetti (dalle più disparate forme e dimensioni) sui banchi del souk. Raggiungiamo el-Fna in pochi minuti, giusto il tempo di ragionare sulla posizione migliore per osservare il sole che tramonta sulla Piazza. 

I localini che offrono consumazioni nella terrazza panoramica sono più di uno, anche se si contano sul palmo di una mano. Entriamo nel primo, si chiama Glacier, ma la scena che ci offre è parzialmente tagliata per via della forma della piazza stessa; inoltre entrambi i livelli del ristorante sembrano essere già pieni, quindi decidiamo di passare avanti.

Ci guardiamo attorno e identifichiamo gli altri 2 o 3 ristorantini che, più alti rispetto altri edifici, si riversano sulla piazza mostrandola nella sua interezza. Qualche minuto dopo individuiamo il punto in cui dirigerci, un caffè che posizionato in linea d’aria di fronte alla Moschea di Koutubia, offre un panorama degno del momento che stiamo cercando. Saliamo al secondo piano del Cafè De La Place e ordiniamo un tè alla menta, oggi vogliamo fare i tradizionalisti!

Il sole disegna raggi che progressivamente si allungano sulla piazza, mentre i fumi degli stalli che preparano il cibo per la sera si fanno sempre più consistenti. La piazza è tutto un brulicare di anime che vanno avanti e indietro, voci, musiche, suoni, luci che crescono e venditori che chiamano i passanti. Parallelamente a questo trambusto noi e la moschea rimaniamo immobili, ad osservare silenziosi lo scenario.

La luce si abbassa e gioca a nascondino dietro la moschea, fino a scendere completamente lasciando spazio alle venature più inaspettate di arancio, di rosso, poi di rosa fino a sparire nel viola più profondo. Attimi lunghi eppure brevissimi, che dentro la nostra mente solcano dei ricordi che sappiamo già dureranno a lungo.

Paghiamo il tè prima di aver deciso dove andare a cenare, 22 dirham ciascuno, circa €2. Chiediamo un menù per curiosità e nell’attesa che il cameriere, un signorotto sopra i 60, minuto e indaffarato, si ricordi di portarcelo, la piazza ha cambiato volto ed è diventata teatro di piccoli gruppi di musicanti che con grossi tamburi emettono ritmi dalle sonorità tribali.

Il cameriere si avvicina con menù alla mano e per farsi perdonare ci avvisa che si è liberato un posto proprio vicino alla ringhiera che da direttamente sulla piazza: beh, una cena da una posizione del genere non ci sentiamo proprio di rifiutarla. Ordiniamo un cous cous di pollo (vogliamo restare sui sapori tipici), che alla cifra di €6,5 ci viene servito con una ciotola di brodo di verdure ed un paniere pieno di una focaccia morbida che ci ricorda la consistenza della brioche.

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Mangiamo lentamente seppur ingolositi dal buon sapore del piatto, mentre continuiamo a guardare ipnotizzati le vibrazioni della piazza più folle d’Africa (o perlomeno questa è l’idea che abbiamo in mente al momento della cena). Continuiamo a scattare foto come un fiume in piena, convinti che a via di scatti su scatti quell’immagine ci resterà più impressa nella mente. Ma la verità è che già dal primo istante, quell’incredibile cornice era rimasta incastonata nelle nostre fibre.

A Marrakech niente è come te lo aspetti

Basta un solo giorno per capire quanto Marrakech sia fuori dagli schemi e a suo modo originale e folkloristica. Tuttavia siamo sicuri che il Marocco non sia Marrakech, ed è anche per questo che nelle prossime settimane ci lanceremo alla scoperta delle altre città e della sua anima più vera, alla ricerca di tutti i suoi tesori nascosti.

Per il momento, se dovessimo racchiudere le impressioni che abbiamo avuto durante il primo approccio con la città diremmo:

  • La medina di Marrakech è tutta un souk, le parti della città non coperte da bancarelle hanno qualcos’altro da vendere 😆
  • A Marrakech ci sono 3 città: una la scopri alle prime luci del mattino, l’altra la trovi nel pomeriggio e l’ultima la incontri di notte 🎶
  • A Marrakech il sole non sorge prima delle 8 perché non vuole interrompere i festeggiamenti di Piazza El Fna –
  • A Marrakech si parla Spagnolo, Inglese, Francese e Arabo (semplice da riprodurre se parli con sole consonanti)
  • A Marrakech esistono 2 climi: quello del sole 🥵 e quello del ‘niente sole’ 🥶 –
  • A Marrakech tutto è ipnotico, non puoi evitare di guardare una bancarella per almeno 30 secondi senza battere gli occhi. I colori e la miriade di oggetti che vedi ti trasportano in un mondo parallelo dal quale torni solo quando loro provano a venderti qualcosa 😂 Non puoi mostrare interesse per qualcosa, ogni venatura di curiosità viene presa come un esplicito bisogno d’acquisto 😆 Esistono infatti tre tipi di persone, quelli che ti vogliono vendere qualcosa, quelli che vogliono portarti da qualche parte e quelli spassionati e gentili innamorati del loro Paese (rari ma esistono, e sono straordinari) 🤪❤ –
  • A Marrakech si mangia cous cous e tajin. Punto 😂 A colazione le regole si infrangono e ti delizi con dei pancake chiamati Smn (provate a riprodurre la pronuncia 😆)
  • A Marrakech i pedoni sono parte del traffico cittadino quindi non sono soggetti a semafori ma solo a miscugli ibridi
  • A Marrakech se passeggi dentro il souk sei tu ad essere in mezzo e non i millemila motorini a venirti addosso se non ti togli 🛵🏃🏻🛵🏃🏻🛵🏃🏻🛵🏃🏻🛵
  • A Marrakech esistono Riad che pur essendo a due passi dalla piazza inspiegabilmente sono un’oasi di pace, il
  • A Marrakech c’è traffico, c’è caldo pure a Febbraio, c’è un sacco di gente, c’è la preghiera che ti sveglia al mattino, c’è un misto di odori e di colori e di bancarelle che sia di giorno che alla sera ti fa girar la testa e c’è così tanta bellezza ed originalità che non potrai mai esserle indifferente ❤🇲🇦

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